Comfort food o cibo come consolazione e come conforto: la felicità è una risposta del sistema nervoso alla serotonina, sostanza contenuta in molti alimenti. Fin da piccoli il cibo è fonte di rassicurazione e affetto. Un litigio, una delusione, uno sbalzo d’umore possono spingere ciascuno di noi a sentire il bisogno di consumare cibo anche quando non si ha fame. Da un lato si sente l’esigenza di mettere il cibo sotto i denti, mentre dall’altro lato il desiderio di mangiare dolciumi può trasformarsi in un vero e proprio peccato capitale. I cibi di conforto hanno un ruolo determinante nell’alleviare la solitudine innescando pensieri positivi di precedenti interazioni sociali.
Cos’è il cibo di conforto?
Sebbene l’Oxford English Dictionary faccia risalire le origini del termine comfort food a un articolo del 1977 apparso sul Washington Post, Cari Romm (2015) ha recentemente suggerito che il termine “comfort food” esisteva almeno fin dal 1966 , quando il Palm Beach Post l’ha usato per scrivere un articolo sull’obesità: “Gli adulti, quando sono sottoposti a un forte stress emotivo, si rivolgono a quello che potrebbe essere chiamato ‘cibo di conforto’, cibo associato alla sicurezza dell’infanzia, come l’uovo in camicia della madre o la famosa zuppa di pollo”.
Il termine comfort food si riferisce a quegli alimenti il cui consumo fornisce consolazione o una sensazione di benessere. Si tratta di alimenti che offrono una sorta di conforto psicologico ed emotivo. I cibi di conforto hanno un alto contenuto calorico (sono ricchi di zuccheri e/o carboidrati) e tendono ad essere associati all’infanzia e/o alla cucina casalinga. Infatti, i comfort food sono spesso preparati in uno stile semplice o tradizionale e possono avere un richiamo nostalgico o sentimentale.
I comfort food tendono ad essere i cibi preferiti della propria infanzia, oppure legati a una determinata persona, luogo o momento con cui il cibo ha un’associazione positiva: “La nonna faceva sempre il miglior purè di patate e sugo, per questo sono diventati un cibo del conforto”. Secondo i risultati di un recente sondaggio nordamericano, la maggioranza (81%) degli intervistati concorda che consumare cibo di consolazione li farebbe sentire meglio. Tuttavia, molte donne intervistate hanno riferito che il consumo di comfort food si traduce in un senso di colpa.
Da dove vengono le nostre preferenze per il comfort food?
Molti cibi del conforto sono associati a ciò che i nostri genitori o nonni ci hanno dato da mangiare quando eravamo bambini. La zuppa di pollo è tra i comfort food più menzionati, specie dai più anziani nati tra il 1897 e il 1949. I migliori cibi del conforto sono: patatine (24%), gelato (14%), biscotti (12%), pizza e pasta (11%), hamburger di manzo/bistecca (9%), frutta/verdura (7%), zuppa (4%) e altro (9%). In particolare, per le donne i cibi del conforto sono: il gelato (74%), il cioccolato (69%) e i biscotti (66%). Per gli uomini i cibi del conforto sono: il gelato (77%), la zuppa (73%) e la pizza/pasta (72%).
Sulla base dei risultati di un sondaggio condotto su un gruppo di 277 partecipanti (196 femmine e 81 maschi), la solitudine, la depressione e il senso di colpa sono risultati tutti fattori chiave del comfort alimentare per le donne, mentre gli uomini intervistati hanno riferito di aver consumato il cibo come ricompensa per il successo.
Mentre i 18-34enni preferivano il gelato (77%) e i biscotti (70%), quelli tra i 35 ei 54 anni preferivano la zuppa (68%) e la pasta (67%) e quelli dai 55 anni in su tendevano a preferire invece la zuppa (76%) e il purè di patate (74%).
Cosa rende confortante un comfort food?
È possibile identificare specifici segnali sensoriali che sono fortemente associati a quegli alimenti che sono tipicamente considerati cibi del conforto? È vero che molti cibi del conforto sono densi di calorie, non è certamente sempre così. Dai numerosi studi condotti negli ultimi anni è emerso che l’aspetto visivo degli alimenti è molto importante per ciascuno di noi.
Ciò che accomuna i comfort food sono le loro qualità orale-somatosensoriali. Inoltre, i cibi del conforto hanno una consistenza morbida (basti pensare, ad esempio, al purè di patate, alla salsa di mele e a molti budini). I segnali olfattivi possono anche fornire un potente sollevamento emotivo, poiché è stato dimostrato che aiutano a rilassare l’organismo umano. Si pensi all’utilizzo dell’olio alla lavanda, alla citronella o al rosmarino. Secondo una ricerca, le persone consumano i cibi del conforto quando provano emozioni negative oppure cercano di regolare le proprie emozioni. In condizioni di stress, è stato dimostrato che il fascino edonico della dolcezza aumenta, così come l’amarezza percepita della saccarina. Nel corso degli anni, numerosi studi hanno dimostrato che le persone consumano più cibi dolci quando sono stressate.
I cibi di conforto forniscono davvero conforto?
Consumare cibi appetibili può portare al rilascio di tracce di oppiacei che migliorano l’umore. Allo stesso modo, il consumo di cibi dolci e ipercalorici (ad esempio gelato, biscotti o cioccolato) è stato collegato al rilascio di oppiacei e serotonina, che possono prevenire un calo dell’umore. Bere il tè nero può ridurre lo stress ed il livello del cortisolo. Infine, va ricordato che i comfort food vengono effettivamente consumati al fine di ottenere una varietà di diversi esiti psicologici.
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