All’insegna della salute e della lotta agli sprechi alimentari, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite proclama il 2021 “Anno internazionale della frutta e della verdura” (AIFV).
L’attenzione a livello globale è tutta puntata sulle perdite e sprechi di cibi rapidamente deperibili. Il 29 settembre è la data scelta per la Giornata internazionale della consapevolezza della perdita e dei rifiuti alimentari (IDAFLW).
Nel mondo, 3 miliardi di persone non possono permettersi una dieta sana e ben 700 milioni di persone soffrono la fame. Eppure, annualmente, il 14% del cibo viene perduto prima di raggiungere il mercato.
Insieme ad altre organizzazioni ed organismi delle Nazioni Unite, la FAO è l’agenzia capofila nelle celebrazioni.
2021 “Anno internazionale della frutta e della verdura”: quali sono gli obiettivi
L’AIFV 2021 è un’opportunità unica per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di frutta e verdura per una dieta sana e bilanciata, per la salute e la sicurezza alimentare, ma anche per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dalle Nazioni Unite.
Il tema delle perdite e degli sprechi alimentari fa parte degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 dell’ONU.
Si punta a dimezzare lo spreco alimentare pro-capite nel mondo, tanto per la vendita al dettaglio quanto per il consumo privato. Bisogna ridurre le perdite in fase di produzione e fornitura (incluse quelle del post-raccolto), migliorare la nutrizione, ridurre le emissioni di gas a effetto serra, allentare le pressioni sulle risorse del suolo e idriche, orientare le politiche e la produzione verso sistemi agricoli più sostenibili a livello ambientale ed economico.
La piattaforma dell’UE sulle perdite e sprechi alimentari nonché il documento della Commissione denominato “Verso un’Europa sostenibile entro il 2030” dichiarano guerra agli sprechi ed intendono rafforzare la sostenibilità del sistema alimentare e dei sistemi agricolo-alimentari.
Lotta agli sprechi per ridurre l’impatto ambientale: i dati della FAO
Ridurre le perdite e lo spreco di cibo si traduce in una riduzione dell’impatto ambientale (emissioni di gas serra, suolo consumato) e dei consumi energetici per la produzione degli alimenti.
In diversi rapporti sul tema dell’impatto sulle risorse naturali, la FAO ha riportato i seguenti dati:
– tra raccolto e mercato all’ingrosso, il 14% del cibo prodotto nel mondo viene perduto ogni anno;
– per produrre cibo, che viene sprecato o perduto, si utilizza il 38% del consumo di energia nel comparto alimentare mondiale;
– il cibo perduto impatta su circa 1,5 gigatoni di CO2 ogni anno. Si parla soprattutto di cereali e legumi (oltre il 60%);
– a causa dell’elevata deperibilità, fino al 50% della frutta e verdura prodotte nei paesi in via di sviluppo viene perso tra la fase della raccolta ed il consumo;
– il 70% dei prelievi idrici nel mondo proviene dall’agricoltura, soprattutto per irrigare le colture, per il bestiame e l’acquacoltura;
– la superficie terrestre mondiale destinata all’agricoltura corrisponde al 38% della superficie terrestre globale (5 miliardi di ettari circa).
La soluzione tecnologica per ridurre perdite e sprechi alimentari
L’innovazione tecnologica può contribuire molto a ridurre perdite e sprechi alimentari, in particolare nei Paesi a più alto reddito.
I vantaggi apportati dalla tecnologia derivano da:
– piattaforme di e-commerce per il marketing sul web;
– migliore confezionamento degli alimenti;
– infrastrutture e logistica più moderne. Pensiamo alle tecnologie di raffreddamento ed alle catene del freddo. La refrigerazione commerciale, industriale e dei trasporti produce il 94% delle emissioni complessive di gas a effetto serra.
Senza contare lo spreco da parte dei consumatori per diversi motivi:
– scarsa conservazione degli alimenti;
– acquisti eccessivi;
– etichette che indicano in modo poco comprensibile le date di scadenza.
In sintesi, per ridurre considerevolmente perdite e sprechi, bisogna puntare su due obiettivi:
– migliorare l’efficienza energetica delle tecnologie lungo la “catena del freddo”;
– rendere le condizioni di conservazione degli alimenti più adeguate.
In particolare, per ridurre lo spreco di frutta e verdura, bisogna elevare l’efficienza e la produttività delle catene di fornitura, migliorare i sistemi di stoccaggio, trasporto, lavorazione, trasformazione, commercio e vendita al dettaglio.
Frutta e verdura per il sistema immunitario
Nel 2021, Anno internazionale della frutta e della verdura, la FAO invita a consumare regolarmente questi due alimenti per la salute.
Sono ottime fonti di fibre dietetiche, vitamine (A, B, C, D, E, F, K, P), minerali e composti fitochimici benefici.
In tempi di Covid, è bene ricordare che frutta e verdura potenziano il sistema immunitario, oltre ad essere essenziali per combattere la malnutrizione e prevenire malattie non trasmissibili (colesterolo alto, ipertensione, infiammazioni croniche, sovrappeso, obesità, malattie cardiocircolatorie, tumori, diabete).
Per essere efficaci, bisognerebbe consumare almeno 5 porzioni di frutta e verdura al giorno (vale a dire 400 grammi) a partire dall’età di sei mesi.
Inoltre, frutta e verdura hanno un impatto ambientale inferiore rispetto agli alimenti ricchi di carboidrati come i cereali.
La tendenza auspicata è avvicinarsi maggiormente all’alimentazione vegetale rispetto a quella animale. Nel 2020 le alternative a carne e derivati animali hanno subito una forte impennata destinata a proseguire nel 2021.
Quanta frutta e verdura consumano gli italiani?
Una ricerca condotta dall’Osservatorio Cso Italy ha evidenziato che, negli ultimi 11 mesi, gli italiani hanno consumato ortofrutta per 5,4 milioni di tonnellate (l’1% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019). Tuttavia, hanno speso il 5% in più rispetto al 2019 a causa dell’aumento dei prezzi.
Lo studio ha voluto sottolineare che i volumi acquistati sono 456mila tonnellate, vale a dire al di sotto del 6% rispetto alla media degli ultimi 3 anni.
E’ calato soprattutto l’acquisto di frutta (3% in volume). In dettaglio, gli italiani acquistano meno mele (-12%), kiwi (-10%), uva (-8%), banane (-5%). Il segno positivo nelle vendite si registra per altri tipi di frutta: sono aumentate le vendite di arance (+18%), pere (+14%) e clementine (+6%).
Sono tornate a salire le vendite di ortaggi (3%), in particolare patate (+11%), cipolle (+19%), carote (+13%), radicchi (+9%), zucchine (+7%). Stabili le insalate, mentre il consumo dei pomodori è sceso del 4%.
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